Parole in libertà Riflessioni

Di famiglie che viaggiano e sushi

6 Maggio 2020
Viaggiare in treno in Europa con bambini

Questo articolo è stato iniziato alle ore 4.45 del 5 maggio. Dopo un sogno in cui, come spesso mi accade, mi ritrovo a parlare a una nutrita folla da un palcoscenico. Ho davanti a me un leggio in legno e mi guardo dalla platea.

La conferenza che ho tenuto stanotte (sempre in sogno eh, non fatevi idee strane) era su come finalmente ci si renderà conto di quanto le famiglie che viaggiano siano risorse preziose. Perché se, per normativa, bisogna stare distanziati su treni e aerei per evitare contagi, le famiglie possono rappresentare un vantaggio. Figli e genitori, facendo parte dello stesso nucleo, possono benissimo viaggiare vicini, riempiendo quei posti che in realtà andrebbero sprecati. Quindi i minori meriterebbero di viaggiare quasi a titolo gratuito, a fronte di quello che accadrà, inevitabilmente: un aumento dei prezzi di voli e biglietti aerei. Sarà la soluzione più ovvia. Forse l’unica per salvare un settore in crisi, credo quello più in crisi di tutti.

Scrivevo non mi ricordo nemmeno più dove che, rovistando tra i vecchi itinerari di viaggio per dare consigli a una persona che doveva partire per il Sudafrica, ho trovato la lista dettagliata di tutte le spese. Il volo ci era costato quasi 1000 a testa. Un affarone nel 2006. Oggi, o meglio prima del 21 febbraio, un volo a 1000 euro per il Sudafrica l’avremmo considerato carissimo. Negli ultimi anni, dal dopo Euro diciamo, è aumentato tutto quanto. Tranne i prezzi dei biglietti aerei. E questo sicuramente ha influito sul nostro modo di viaggiare. Quantitativamente in meglio. Ma sicuramente ha influito anche sulla salute dell’ambiente. In peggio. Non lo scrivo con fare da maestrina, sia chiaro. Ho in tasca ancora due biglietti aerei da cancellare, quindi sono l’ultima che può permettersi di fare prediche. Però voglio cambiare. Cambiare modo di viaggiare, si intende. Non smettere di farlo. 

Cercherò di viaggiare il più possibile in treno. Ci sono stati due anni della mia vita, tra il ’97 e l’estate del ’99, in cui non ho mai preso un aereo. Perché continuavo a sognare di morire in un incidente a bordo di un velivolo. Anche la compagnia aerea era sempre la stessa. Ho ricominciato a volare solo perché Africa e Australia mi attendevano. Ma quella compagnia non l’ho mai presa. E mai la prenderò.

Così, senza la pretesa di sembrare Terzani, ovviamente, per due anni non sono salita su un aereo. Eppure ho viaggiato tantissimo. Forse sono stati i due anni in cui ho viaggiato di più. 2000 a parte che è stato il mio anno sabbatico.

Ricordo la sensazione di onnipotenza che mi dava la mia Bahn Card con cui avevo lo sconto del 50% su tutti i treni tedeschi. Superare i confini via terra, vedendo sfilare i paesaggi dal finestrino, mi ha sempre fatto sentire un incredibile sfarfallio nello stomaco. Mi piaceva l’idea di poter scegliere se raggiungere l’Olanda con le ferrovie tedesche o con quelle francesi, vivendo al confine tra Francia e Germania. Ricordo l’emozione quando prendevo l’autobus per andare a fare la spesa al di là del confine, per trovare prodotti più italianeggianti. In un epoca in cui i supermercati tedeschi non offrivano molto in tal senso. Mi sentivo, letteralmente, al centro dell’Europa e del mondo. Sicuramente era l’esperienza Erasmus a condire il tutto di esotismo e meraviglia. Ma anche l’aspetto “spostamento lento” non è da sottovalutare. Quando i chilometri li senti tutti.

Io non so se il mio sogno sarà premonitore, sarebbe bellissimo. Se ci si rendesse conto che le famiglie che viaggiano sono davvero preziose. Sia in termini economici (perché che in cinque spendiamo più che in due mi sembra ovvio) che culturali e formativi.

Se in un primo momento tutti abbiamo indugiato nel pensiero “Okay, viaggiare costerà di più, lo faranno solo i ricchi”, ecco che entra in gioco il sushi. Il sushi grande protagonista della mia conferenza notturna di cui sto per propinarvi un altro meraviglioso estratto.

Il sushi mi fa vomitare. Nel senso letterale del termine. Forse non avrò provato il top di gamma ma tra un piatto di spaghetti alle vongole e il sushi, davvero non riesco a credere che si possa andare in brodo di giuggiole per il secondo. Non posso credere che davvero tutti tutti tutti quelli che in quarantena hanno inondato le bacheche di messaggi nostalgici per il sushi lo pensassero davvero. Sono pronta a essere smentita, ovviamente. Mutar parere è dei saggi. Ma non sarà facile togliermi dalla testa che la passione per il sushi vada a braccetto con la moda. E con il “fa figo”. E che quelli che davvero lo adorano sono una minima parte di quelli che dicono di adorarlo.

E….. arriva la parte impopolare…. se fosse così anche per il viaggio?

Davvero viaggiare piace a tutti? Davvero avremo (intendo noi che ne scriviamo abusando dell’aggettivo “imperdibile”) fatto bene a smuovere tante persone che, tutto sommato, non ne sentivano il bisogno fisico e viscerale? Un po’ come è accaduto tra me e il sushi che alla fine, per sfinimento, ho assaggiato.

Io penso che viaggiare faccia parte dell’indole di ciascun essere umano. Il nomadismo un po’ è nel nostro DNA, solo in quantità differenti. Non tutti sono fatti per viaggiare perché, semplicemente, tanti preferiscono fare altro. E non c’è nulla di male in questo, anzi. Un po’ come il sushi, no?

Sono le 6 di mattina. Il post è quasi finito.

Vi lascio due conclusioni a questo delirio. Il momento epico della mia conferenza.

Ne sono convinta, non viaggeranno solo i ricchi. Torneranno a viaggiare solo quelli che non potranno fare a meno di farlo. E non è detto che sia un male.

Non viaggeranno solo i ricchi. Perché mi sono sentita più viaggiatrice a un cambio di treno nella stazione di Francoforte alle 4 del mattino che nel centro di Sydney.

Non viaggeranno solo i ricchi. Perché se pensiamo che viaggiare significhi solo andare dall’altra parte del mondo, allora non abbiamo capito nulla.

Non viaggeranno solo i ricchi. Viaggeranno tutti quelli che sceglieranno di mettersi in cammino. Anche facendo a piedi dieci chilometri per allontanarsi da casa.

Non viaggeranno solo i ricchi. Viaggerà chiunque avrà scelto di sfruttare questo casino e farne un’opportunità per cambiare. Perché viaggiare in fondo è un po’ anche quello.

Io voglio provarci. E voglio spendere questo micro-spazio per cercare di ispirarvi a fare altrettanto.

Sì okay bellissimo. Ma in concreto?

In concreto cominciamo a pensare a come muoverci in Europa in maniera più sostenibile. E come risparmiare quando si viaggia in treno con i bambini.

Nel frattempo, se qualcuno volesse prendere spunto dal mio sogno e pensare seriamente al fatto che le famiglie possono occupare i posti vuoti sui treni, sarebbe un piccolo passo per la mia conferenza.

Ma un grandissimo passo per tutti i genitori che vogliono continuare a esplorare il mondo.

In modalità slow.

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2 Comments

  • Reply Alessandra 6 Maggio 2020 at 9:21 am

    Io ti adoro!!! Sono le parole più belle che ho letto qui su 🙂 ma non per sminuire gli altri articoli, ma perchè si legge il cambiamento, la crescita, la voglia di migliorare se stessi per migliorare il mondo… e la cosa più buffa è che la maggior parte delle volte, per farlo, dobbiamo tornare da dove siamo partiti.
    Grazie Leti, condivido ogni singola parola… tranne il sushi… piuttosto la polenta 🙂 🙂

    • Reply letiziadorinzi 7 Maggio 2020 at 7:31 am

      Ma grazie Ale, sei troppo tenera! Hai proprio ragione, si percepiscono gli ingranaggi del cervello che si muovono all’impazzata. Io sono sempre più sicura che possiamo fare la differenza, con le nostre parole e il nostro stile di vita che pian piano cambia e si evolve.
      I sushi per quanto mi riguarda possono chiudere tutti quanti ah ah ah. Polenta tutta la vita, taragna poi….
      Un abbraccio grande

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