Parole in libertà Riflessioni

Ricominceremo a viaggiare. Forse in un altro modo.

27 Marzo 2020
Ricominciare a viaggiare

Una delle frasi più belle che ho letto in quest’ultimo periodo è:

Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema.

Ho bisogno di mettere nero su bianco i pensieri. Li ho già scritti a penna sul diario, ma qui magari possono essere spunto di riflessione per qualcuno o, ancora meglio, possono diventare discussione, si può ragionare insieme e venirne fuori.

Venirne fuori da cosa?

Dal pensiero di quello che sarà dopo.

Vorrei avere la fiducia incondizionata negli esseri umani, la stessa che hanno i faroensi nel montare i fili per stendere e nel comprare le mollette per i panni. Quando mi trovavo alle Isole Faroe ci ho pensato parecchie volte. Va bene il vento, ma con 250 giorni di pioggia all’anno lo stendino a cosa serve, esattamente? Eppure ce l’hanno tutti. A dimostrazione che, dopo la pioggia, forse bastano un paio d’ore di semi-sereno e il vento costante per asciugare il carico di una lavatrice. O forse gli arcobaleni hanno un alto potere asciugante e non lo sapevo.

Vorrei avere questa fiducia incondizionata ma non ce l’ho. O meglio, questa situazione sta tirando fuori il meglio, il bello e l’umanità nel senso più alto del termine. Ma sta tirando fuori anche il peggio, perché sì,  a quanto pare, c’era ancora parecchio da raschiare sul fondo.

In tempi normali il peggio lo puoi oscurare e arginare. Ora basta assistere alle dirette dei politici e ti spuntano in modalità pop-up commenti che hanno dell’assurdo. E ti chiedi come sia possibile arrivare non solo a formulare un pensiero simile ma a decidere addirittura di divulgarlo. Non che cent’anni fa il marcio non ci fosse ma in fondo Umberto Eco ha detto una grande verità: i social hanno dato diritto di parola a una marea di imbecilli che forse prima, per timore di essere derisi, si autocensuravano. Ora la censura non esiste più. Perché io potrei dire che stamattina mi sono alzata e il sole era verde, giuro oh io l’ho visto, era verde smeraldo. E qualcuno arriverebbe a confermarlo.

Mi urtano le polemiche insulse, sul nulla proprio. Le polemiche sui cani che impazziscono a stare in casa. Giustamente. Ma forse si è arrivati a questo punto perché una volta, me lo ricordo bene perché io a Babbo Natale l’ho chiesto più volte tra un gatto e l’altro, la condizione sine qua non per avere un cane di una certa dimensione era possedere una casa con il giardino. Ora in appartamento vivono bestioni mastodontici che ovviamente necessitano del loro spazio. Quel detto che prima o poi tutti i nodi vengono al pettine è subito spiegato.

Mi urtano le polemiche sui bambini. Perché sì, è vero. Ci sono rimasta male anch’io quando nel decreto iniziale si parlava di passeggiate con i cani consentite. E lì mi sono detta “ma cazzarola sempre a pensare a questi cani, e alle mamme con le carrozzine chi ci pensa?”. Perché sono passati anni e fiumi sotto i ponti, ma io mi ricordo benissimo di quell’infante che ora sbatte le porte e che 13 anni fa mi faceva impazzire senza farmi chiudere occhio. Gli unici momenti di tregua li avevo quando lo portavo fuori.

Ma se questi pensieri potevano affiorare nella mia mente il 3-4 marzo, ora ringrazio Dio che siamo tutti chiusi in casa e in salute. I parchetti chiusi, le passeggiate negate… mi sembrano tutti capricci. Buffo come cambi la prospettiva in venti giorni, no?

Chi ancora continua a polemizzare sul fatto che “stiamo privando i bambini di un pezzo della loro infanzia” forse non ha nessun conoscente morto o intubato. Perché altrimenti non si spiega. Forse chi si lamenta del bambino che non può giocare a palla in giardino con gli amichetti non sente solo suono delle sirene e delle campane a morto aprendo le finestre. Perché altrimenti non si spiega. Forse chi chiede a gran voce che vengano riaperti i parchi gioco non ha amici che soffrono per genitori che lottano tra la vita e la morte. Perché altrimenti non si spiega.

E infatti, non si spiega.

Le uniche mamme che, in questo momento, hanno tutto il diritto di lamentarsi della situazione attuale dalle nostre parti sono quelle di bambini autistici o con patologie gravi che sicuramente stanno impazzendo. Alcune le conosco, eppure la loro dignità, forse forgiata dalla sofferenza che negli anni ha scavato il loro cuore, impedisce loro di urlare ai quattro venti e di lamentarsi.

I bambini soffrono per questa situazione? Certo, è indubbio. Anche gli adolescenti per cui i genitori sono i peggiori nemici e gli amici sono la vita. Ma questa è l’occasione per imparare una lezione preziosa. Che il mio sacrificio può salvare altre vite. Che la mia azione fa davvero la differenza. Che i miei bisogni contano, ma conta più il benessere della comunità. Tutte cose che ai nostri nonni non andavano certo spiegate. Ma a noi, tutti noi dagli anni ’60 in poi, evidentemente sì.

I bambini guarderanno più TV di quanto i pediatri consigliano? Pace. La TV fa male? Pace, anche le polveri sottili eppure le abbiamo respirate per anni. In questo momento tutto è davvero relativo. Arriverà il momento di spegnere i televisori e uscire in bicicletta. Ora vada per Disney+ con prova gratuita per una settimana.

Ma veniamo poi a un’altra cosa che no, non si spiega. Voi sapete quanto io ami viaggiare, ho annullato due viaggi e ovviamente mi è dispiaciuto. Ne ho uno in sospeso per inizio giugno e poi le Lofoten ad agosto. Tutto un’incognita. Volete la verità? Non me ne frega nulla. Cioè voglio dire… pace! L’obiettivo adesso è arrivare viva ad agosto e far sì che ci arrivino più persone possibili a me care. Tutto il resto non ha valore in questo momento. E non è una frase fatta, è quello che penso. Ciò non toglie che io continui a scrivere di viaggi, a riguardare le foto di viaggi (anzi, sto finalmente facendo i fotolibri dei viaggi passati, evviva!), ad aggiungere mete nella mia lista dei desideri, ad aggiornare questo blog. Ma così, per passare il tempo, per non pensare. Quando leggo “io non ne posso più, senza viaggi mi manca l’aria” giuro mi viene l’orticaria. Che mi è venuta davvero, ma per altri motivi. Dire “mi manca l’aria” in un momento in cui il primo sintomo di questa malattia grave è proprio “la fame d’aria” lo trovo davvero di cattivo gusto. Oltraggiante sarebbe il termine più esatto.

Torneremo a viaggiare e sarà bello, bellissimo. Sarà anche ridimensionato. Un po’ per i soldi che scarseggeranno, un po’ perché incredibilmente il parco dietro casa sarà la meta più ambita.

Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema. 

Ripetiamocelo come un mantra, senza dimenticarcelo quando – letteralmente – apriranno le gabbie. Dovremo tornare a un’altra normalità che sarà sicuramente più umana. Dovrà esserlo per forza.

Il punto è: come cambiare? Che cosa vogliamo fare dopo? Una volta finita l’emergenza che sì, prima o poi finirà?

Io mi sto scervellando da giorni. Posso continuare a dire “figata ho preso un low cost a 100 euro” se so che l’inquinamento sta rovinando il pianeta e tutti gli equilibri? Posso davvero lavarmi la coscienza con la borraccia figa e lo spazzolino di bambù? No che non posso.

Ma avrà senso se solo io mi priverò di qualcosa che tutti gli altri continueranno a fare? Un po’ come chi fin dall’inizio stava chiuso in casa e vedeva tutti passeggiare allegramente per strada. E la cosa non ha avuto senso, anzi ci ha trascinati in questo casino.

Certo, chi vivrà vedrà. Ma siccome l’obiettivo, anzi la speranza, è vivere, gli interrogativi me li pongo.

Ditemi che non sono l’unica. E ditemi che riflessioni avete partorito. Chi ha più competenze ambientali e socioculturali ci indichi la via.

Ho bisogno di vedere la luce in fondo al tunnel. Ma soprattutto ho bisogno di un faro che mi indichi la via. Per il dopo. Quando dovremo fare i conti con la ricostruzione.

Basterà un rattoppo? Non credo. Ci vuole un vestito nuovo.

E io con aghi e filo sono un disastro.

 

 

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4 Comments

  • Reply MammaFarAndAway 27 Marzo 2020 at 9:24 am

    Che dire Leti, come spieghi le cose tu non le spiega nessuno e condivido ogni singola parola. Siamo molto focalizzati sul ora e adesso noi qui, sai bene quanto il nosto agire e metterci in isolamento per primi qui in Inghilterra sia stato visto come un “siete matti! Ed i bambini non vedono i loro amici…..e tu non vieni più a danza….ma mica possiamo chiuderci in casa intanto si ammalano solo i vecchi…..ma dai e’ solo un’influenza…e ma che palle ci toccherà mica cancellare le vacanze estive…”queste le osservazioni subite e sentite. Ed io? Non me ne frega niente della vacanza cancellata, cerco di adattarmi nel miglior modo possibile a questa nuova situazione, cercando di trovare il bello che ci mette davanti, perchè qualcosa di bello c’è ancora da vedere e forse è proprio quella luce là infondo, quella che ci farà uscire da qui diversi, cambiati e magari migliori. Noi e i nostri figli stiamo usando tutta la resilienza possibile per farcela e tanta nuova ci verrà data. Torneremo a viaggiare, sicuramente in modo diverso e cominceremo ad apprezzare ancora di più le piccole cose che avremo la fortuna di poter fare alla fine di tutto ciò. Ti abbraccio forte, fortissimo.

    • Reply letiziadorinzi 30 Marzo 2020 at 5:39 am

      MI ricordo la tua angoscia, giustamente, quando ti sentivi l’unica voce fuori dal coro. L’ho provato anch’io quando sono stata la prima a dire che non avrei partecipato a un blog tour. Tutte le altre mi hanno vista un po’ come una guastafeste. Io, forse con un pizzico di presunzione, mi sento più lungimirante in certi frangenti. Si era capito subito che sarebbe diventata una cosa grave, non avevano senso i “continuate a vivere” di allora.

      Io spero davvero che tutta questa esperienza che forse ci serviva a livello generazionale non rimanga una pagina e basta. Spero che sia l’inizio di una nuova storia. Ma non so se mi sto solo illudendo.
      TI mando un forte abbraccio

  • Reply Elena_myscratchmap 27 Marzo 2020 at 2:06 pm

    Torneremo a viaggiare sì, ma probabilmente nemmeno così presto come vorremmo.
    Ma cosa è più importante in questo momento? Davvero siamo così scellerati da mettere sullo stesso piano il nostro desiderio di viaggiare e la salute, se non nostra, dei nostri cari?
    Torneremo a viaggiare sì, ma non con la stessa concezione di prima: forse non avremo più l’ansia di dover riempire ogni singolo weekend e ponte lavorativo con una lista infinita di cose da fare e luoghi da vedere, la smetteremo di rincorrere un tempo che si prende gioco di noi, facendoci credere suoi padroni.
    E forse la situazione attuale è un modo brusco, bruschissimo, di ristabilire le priorità della vita qualora non ci fossero ben chiare.
    Anche io ho annullato due viaggi già prenotati (Edimburgo per fine aprile e Cile per agosto): se solo qualche mese fa mi avessero detto che avrei dovuto annullare due viaggi probabilmente mi sarei sentita arrabbiata ed amareggiata, ma oggi pazienza!
    Se Dio vorrà ci sarà tempo di recuperare, di immaginare e vivere nuovi viaggi con la consapevolezza di quanto siamo fortunati a poterlo fare.

    • Reply letiziadorinzi 30 Marzo 2020 at 5:36 am

      Sono totalmente d’accordo con te Elena. Questo virus ci ha imposto uno stop brusco ma forse necessario. Un modo crudele e angosciante di ristabilire le priorità.
      Le Lofoten o il CIle non scappano, forse come dici tu non potremo ricominciare a viaggiare nemmeno tanto presto, forse dovremo aspettare mesi prima di pensare di salire su un aereo. Forse non ne sentiremo più nemmeno l’urgenza a volte (nel mio caso lo ammetto) malata di dover per forza cercare l’altro.
      Non so, io sono in pieno brainstorming riflessivo come vedo anche tu. Spero che valga per tutti e che la maggior parte delle persone non speri invece di dare un colpo di spugna e di ricominciare esattamente da dove si era lasciato.
      Ti mando un abbraccio

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