Zaanse Schans con i bambini, una seconda chance

Sono tornata a Zaanse Schans con i bambini perché dovevo verificare se i ricordi che avevo in testa fossero reali. La prima volta che sono stata a Zaanse Schans, infatti, l’ho vissuta un po’ in modalità luna park. Il luogo, una specie di museo a cielo aperto, è un po’ finto. E parecchio turistico. Ma, al netto di ciò, credo vada visto. Perché in pochi metri quadrati si ha uno spaccato di Olanda.

La prima volta che sono stata a Zaanse Schans ero in compagnia di un amico conosciuto all’Erasmus con cui ho vissuto esperienze bellissime. Di viaggio, soprattutto. Perché sì, lui è uno di quelli che definirei viaggiatore vero. Con quel briciolo di pazzia che a volte non guasta. A volte invece fa danni. Uno di quelli che mi chiamava il 30 dicembre chiedendomi “Ti va di venire con me in Marocco domani?”. E non gliene fregava niente delle tue scuse, che poi scuse non erano. Per lui contava solo il viaggio. Sopra ogni cosa.

Lui si chiama Alessandro e, fortunatamente, non è la mia metà. Fortunatamente, perché noi due insieme, credo, ci saremmo ritrovati a vivere sotto un ponte. Col cappello a cantare nelle metropolitane. Come abbiamo fatto una volta a Colonia, non entro nei dettagli lasciamo stare.

Entrambi abbiamo in comune quel bisogno di libertà assoluta. E abbiamo vissuto il nostro anno di Erasmus esattamente così, lasciandoci guidare dall’istinto. E dal fantastico Wochenende Ticket. 35 marchi e potevi viaggiare in 5 su qualunque treno regionale tedesco per tutto il weekend. Con 7 marchi a persona, all’epoca circa 7 mila lire, avevamo la Germania ai nostri piedi.

Ci sentivamo al centro dell’Europa, e…  sì in effetti fisicamente lo eravamo pure. Ma era più la sensazione, quell’idea di avere il mondo in pugno, di essere giovani, intelligenti, poliglotti, belli (beh sì dai pure quello), fighi insomma. Diversi.

E passavamo le sere a parlare di viaggi e mete da raggiungere davanti ai piatti che lui, campano vegetariano, cucinava. La sua focaccia di patate me la sogno ancora ogni tanto.

Perché sto raccontando tutto questo? Adesso ci arrivo.

Con Alessandro e un’altra nostra amica, Angela, abbiamo girato l’Olanda da backpackers. A metà marzo, si gelava. E noi a zonzo dalla mattina alla sera perché dovevamo vedere tutto, ma proprio tutto. Tranne Zaanse Schans.

Perché lui a Zaanse Schans nossignore,  non ci voleva andare assolutamente.

“No, dai cazzo è roba per turisti”. Ma noi fanciulle non demordevamo.

Insomma se ci vanno tutti qualcosa di carino ci sarà pure da vedere, no?

Foto di rito nello zoccolo gigante, giretto tra le viuzze del villaggio  che mostra un po’ com’era la vita in passato, visita alle case-museo, un assaggio di formaggio.

Sì, insomma un luogo turistico nell’accezione più negativa del termine.

Ma questo ad Alessandro mica gliel’ho detto. Io e la mia amica l’abbiamo trascinato tutto il tempo borbottante e l’abbiamo obbligato a scattarci fotografie della peggior specie.

E mentre ridevamo del suo disappunto in realtà, in cuor mio, mi ripetevo che a Zaanse Schans di certo non ci sarei più tornata.

Ma come si dice? Mai dire mai nella vita.

Visitare Zaanse Schans in famiglia

Passano X anni e mi ritrovo in Olanda da mamma con tre bimbi al seguito.

Dopo aver girato in lungo e in largo il paese, ci dirigiamo verso Amsterdam, dove ci attende la nostra houseboat. Ma è ancora presto per ritirare le chiavi. Decidiamo di fermarci a fare un giretto a Zaanse Schans con i bambini.

E così torno in quel luogo di cui ho un ricordo scialbo, insignificante. Lo affronto senza grandi pretese e con l’entusiasmo ai minimi storici.

E invece, ne esco piacevolmente sorpresa. Tanto da comprare, mi vergogno a dirlo, la classica foto da turisti a fine giornata. Con la scusa che una foto insieme tutti e cinque non ce l’avevamo.

Con ancora ben impresso nella mente lo spettacolo di Kinderdijk,

… ci lasciamo stregare dai mulini a vento che qui un tempo erano tantissimi.

Lo Zaan, la zona industriale a ridosso di Amsterdam, vantava infatti la presenza di centinaia e centinaia di mulini che venivano utilizzati per la produzione non solo di farina, ma di tabacco, pigmenti, vernici, olio e carta.

Ne visitiamo uno e rimaniamo affascinati dalle scalette strettissime che conducono in cima e dagli ingranaggi enormi.

Entriamo nelle piccole botteghe caratteristiche e visitiamo il museo degli zoccoli dove assistiamo a una dimostrazione, la seconda del nostro viaggio.

Sì, a onor del vero molto più turistica della prima, fatta in un casolare sperso nella campagna olandese. Il dimostrante, microfonato, più che un falegname sembrava un fotomodello o un cantante di una boy band, ma per i bambini è stato ugualmente istruttivo vedere come da un pezzo di legno si riescono a creare dei veri e propri capolavori.

Perché chiamarli semplicemente zoccoli sembra quasi dispregiativo.

 

E ovviamente  ci divertiamo a entrare e uscire dallo zoccolone gigante.

Esattamente come avevo fatto in quella gelida mattina di marzo.

Complice il sole primaverile, la soddisfazione per essere quasi alla fine di un viaggio on the road meraviglioso e speciale perché il primo in cinque, la consapevolezza che da mamma cambia la percezione di tante cose. mettiamo tutto sul piatto della bilancia e …sì Zaanse Schans con i bambini mi sembra  ancora turistica ma… boh … carina.

Sono cambiata io? Forse.

È cambiata la percezione che ho del mondo che mi circonda? Può essere.

Diciamo che ho perso un po’ di quella presunzione giovanile, quella che ti faceva stare sul piedistallo a snobbare le mete dove andavano tutti. Per carità, quando sento la classica frase “adoro viaggiare. Sono stato in villaggio a Cancun, Zanzibar e Sharm” mi si accappona sempre un po’ la pelle ma non vedo più il mondo tutto bianco o tutto nero. Comincio a percepire la bellezza del grigio. Ognuno viaggia come cavolo gli pare. E ho smesso di pensare che se in un posto ci vanno tutti deve fare necessariamente schifo.

Forse sono diventata grande.

Perciò custodisco gelosamente le fotografie di rito dello zoccolone gigante che tutti hanno e quelle con la carriola in cui sono entrati non so quanti giapponesi prima di noi.

E mi commuovo al pensiero di quelle risate argentine, di quei “mamma fai ridere con quegli zoccoli“.

Un ricordo prezioso di una Zaanse Schans turistica ma non per questo da buttare.

Una Zaanse Schans che davvero non mi aspettavo.

Informazioni utili per la visita

Zaanse Schans è una meta che oggi richiama quasi un milione di turisti all’anno. La vicinanza ad Amsterdam sicuramente la rende un’escursione molto gettonata. Gli orari di apertura sono dalle 10 alle 17 tutti i giorni della settimana.  Una vasta area del villaggio è gratuita mentre gli ingressi alle botteghe, ai musei e ai mulini sono a pagamento e regolamentati anche da orari diversi.

Noi siamo arrivati direttamente in auto perché reduci da un viaggio on the road di più giorni. Se invece vi trovate ad Amsterdam senza macchina avete due opzioni. Dalla stazione centrale potete prendere il treno (come ho fatto X anni fa)  direzione Koog-Zaandijk (15 minuti di viaggio) e poi percorrere 10 minuti a piedi fino al sito. Altrimenti esiste un autobus che porta direttamente all’ingresso e che costa sui 10 euro andata e ritorno.

All’interno del sito ci sono botteghe storiche in cui è possibile mangiare e rifocillarsi. Tipo il waffel io ancora me lo ricordo.

Non mi resta che augurarvi buona visita!

letiziadorinzi

Letizia, classe 75, tre figli di 13, 12 e 8 anni e una passione innata per il Nord e la natura sconfinata. Ho più foto nella neve che in costume e queste ultime, qui, non le vedrete mai :). Non chiamatemi blogger ma cantastorie.

View Comments

  • Mi piacciono molto le tue elucubrazioni, sai?
    "non vedo più il mondo tutto bianco o tutto nero": secondo me a fare la differenza è sempre questa cosa, che si viaggi o meno (beh, i viaggi aiutano). :)

    • Ma grazie!! Beh sì diciamo che sto diventando più saggia. E certo per questo processo di maturazione viaggiare credo sia fondamentale! Non possiamo esimerci dal farlo. Un abbraccio

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