Toscana

San Galgano e la leggenda della spada nella roccia

La nebbia non troppo fitta, ben diversa da quella che non ti fa vedere a un palmo di naso. Una foschia grigiastra che dona un aspetto misterioso e quel tocco di fascino gothic. Avrei voluto visitare l’Abbazia di San Galgano con la nebbiolina di novembre. Per immaginare storie di cavalieri e crociati, per mettermi in ascolto del silenzio suggestivo tra le mura della chiesa.

E invece sono approdata in questo posto misterioso in una meravigliosa giornata autunnale, con un cielo blu e le foglie giallissime.

Un tripudio di colori primari che ha reso l’atmosfera decisamente piacevole ma non certo gloomy come avrei desiderato.

Perché per un attimo avrei voluto illudermi di trovarmi a Fountains Abbey, patrimonio UNESCO nel North Yorkshire. E il paragone, vi assicuro, regge.

L’Abbazia di San Galgano compare in mezzo al nulla. Si lascia il deserto di velluto delle crete senesi e la meravigliosa Bagno Vignoni per inerpicarsi su strade tortuose infilate in fitti boschi.

Non sembra di essere in Toscana, o quanto meno non nella Toscana collinare che tutti hanno ben presente nel proprio immaginario collettivo. Si percorre la strada col dubbio costante che sia quella giusta. Perché intorno c’è il nulla a parte una manciata di case e qualche rara macchina che si incrocia e a cui vien voglia di porgere il saluto, un po’ come sui sentieri di montagna.

Ma alla fine, quando meno te lo aspetti, si apre una piana.

E, come dal nulla, compare l’abbazia.

È in assoluto uno dei luoghi più suggestivi che io abbia mai visto, non perché sia il più spettacolare, ovviamente, ma perché quella cosa lì proprio non te l’aspetti.

Un’abbazia gotica, la prima in Toscana, che passerebbe forse inosservata nelle campagne inglesi con la pioggerella, qualche pecora e il prato verdissimo che fa risaltare ancora di più il grigiore delle mura. E che invece qui sembra quasi una stonatura gradevole, di quelle da pezzi contemporanei per pianoforte, che in un primo momento vorresti tapparti le orecchie ma poi un loro senso ce l’hanno eccome.

Il fascino della migliore atmosfera british che io adoro, insomma.

A parte i colori, perché nella versione toscana i toni del grigio sono rimpiazzati dal rossiccio-marroncino del mattone.

L’abbazia cistercense, risalente al XIII secolo e costruita in onore di San Galgano per celebrarne la canonizzazione, è gigantesca, a testimonianza di quanto fosse potente la comunità di monaci all’epoca. Ben presto il monastero divenne il più importante della zona e i monaci che lo abitavano fungevano da giudici, medici, notai e architetti per tutto il territorio senese.

Nel ‘400 cominciò il declino fino alla rovina totale nel ‘500. Nel 1786 un fulmine colpì il campanile che crollò sul tetto. Una catastrofe di cui, in realtà, tutti gli amanti della fotografia e degli scenari suggestivi ringraziano.

Perché il fascino di questa abbazia risiede indubbiamente nel suo essere scoperchiata, di avere per tetto il cielo.

Arrivati a San Galgano, è come piombare su un set cinematografico. Cosa che in effetti avviene spesso, data la spettacolarità del posto. Tutti si trasformano in fotografi da strapazzo come in preda a un raptus creativo. Chi fa cucù da dietro le colonne, chi cerca di riprendere angolazioni particolari, chi si sdraia per terra per beccare quel raggio di sole che sbuca dalle ogive.

E poi c’è chi invece pensa che sia il luogo ideale per giocare a “Un, due, tre stella”.

O per fare bolle di sapone. Ognuno ha le sue priorità, del resto.

 

Ma se si arriva fin qui con i bambini, rinunciando magari a un giorno di mare o terme, non è certo (soltanto) per ammirare una chiesa senza tetto. Ciò che davvero affascina di questo luogo è il mistero che aleggia intorno alla figura quasi mitologica di San Galgano.

Ed è per questo che, usciti dall’abbazia, si percorrono 500 metri in salita nel bosco per arrivare a un’altra chiesa, sicuramente non altrettanto scenografica ma non per questo meno particolare.

Èl’eremo di Monte Siepi, a pianta perfettamente circolare.

E’ proprio in questa chiesa dal soffitto a cerchi concentrici che viene custodita la famosa spada nella roccia, ora protetta da una teca in seguito a un atto di vandalismo.

E dopo aver inseguito Re Artù in Cornovaglia e in Bretagna, giungiamo finalmente a quelle che, secondo molti, sarebbero le origini di Excalibur e del Ciclo Bretone. La storia narra che nel 1180 Galgano Guidotti di Chiusdino, un cavaliere stanco delle guerre che aveva affrontato e del sangue versato, ebbe una visione in cui San Michele Arcangelo lo invitò alla pace e alla carità. Fu così che Galgano smontò da cavallo e, per simboleggiare il suo voto di non volere più uccidere anima viva, conficcò la propria spada nella roccia –   un gesto definito simmetrico e opposto a quello arturiano – e decise di trascorrere il resto della sua vita da eremita. Presto, questa figura carismatica attirò uno stuolo di seguaci che cominciarono a venerarlo come un santo. Una specie di precursore di San Francesco, insomma.

E l’elsa della spada, a forma di croce, divenne simbolo di venerazione e preghiera.

Questa è solo una delle tante leggende nate intorno alla figura di Galgano.

Quel che è certo è che la sua storia è antecedente al ciclo arturiano e potrebbe averlo ispirato. Basti pensare al nome di uno dei cavalieri della Tavola Rotonda, nipote dello stesso Re Artù: Galvano. Una somiglianza che va a sommarsi alle altre e che, effettivamente, induce a pensare che non si tratti solo di semplici coincidenze.

Del resto le coincidenze non esistono.

E anch’io ho smesso di crederci da un bel po’.

San Galgano: informazioni utili per la visita

L’abbazia di San Galgano si trova tra Chiusdino e Monticiano, a cavallo tra le province di Siena e Grosseto. È quindi un’escursione ideale sia per chi si trova in Maremma sia per chi è in visita alla Val d’Orcia. Anche se i chilometri che la dividono da Pienza o altre località del senese non sono tanti, calcolate che la strada è tortuosa e basta un camion davanti per rallentare di molto il passo.

Vicino al parcheggio dell’abbazia c’è un bar con un ristorante, nel caso si arrivi a ridosso dell’orario di pranzo.

Il biglietto è cumulativo per entrambe le chiese e per le famiglie viene applicata la tariffa ridotta per tutti i membri.

L’abbazia è aperta tutto l’anno con riduzioni d’orario nei mesi invernali o in caso di matrimoni. Qui potete trovare le informazioni dettagliate.

Per chi volesse completare la giornata restando in ambito medievale, tra spade, elmi e balestre, Monteriggioni farà la gioia di qualunque cavaliere in erba.

Durante la nostra visita, per ingannare l’attesa, visto che il primogenito doveva leggere ogni dettaglio e contare i mattoni delle colonne, ho sfoderato l’arma segreta: le bolle di sapone.

L’obiettivo di intrattenere il terremoto di casa è stato raggiunto, ma in compenso ho attirato i turisti che volevano immortalare l’abbazia con l’effetto bolla di sapone. Perciò se in rete, su Instagram o Pinterest trovate foto con bolle di sapone e giacche viola sullo sfondo, avvertitemi. Pretendo i diritti d’autore.

Buona visita, con o senza bolle.

letiziadorinzi

Letizia, classe 75, tre figli di 13, 12 e 8 anni e una passione innata per il Nord e la natura sconfinata. Ho più foto nella neve che in costume e queste ultime, qui, non le vedrete mai :). Non chiamatemi blogger ma cantastorie.

View Comments

  • Ci piace un sacco Leti!! Io in Toscana ci voglio tornare e spero presto, lo appunto perchè ne ho sentito parlare e con il tuo post - ora - devo correre ai ripari!!
    Ma sai che anche noi giochiamo a un - due - tre stella spessimo?? e la tua foto mi ha fatto venire in mente di quella volta sul tetto della basilica di santo stefano a Budapest!!! :D
    Un mega abbraccio

    • Ah Ale e guardati le foto di Bagni San Filippo in rete. Io lì ci voglio tornare assolutamente.

  • Oh Ale che bella Budapest. Ecco io ho voglia di tornare lì. Ci sono stata una decina di anni fa a gennaio con un freddo che non riuscivi a stare in giro. La Toscana ti attende, vicina e comoda anche in 4 :)) Un abbraccione

  • Buongiorno,
    ulteriori informazioni su san Galgano e su altri santi toscani le potete trovare nel libro "Benedetta Maremma. Storia dei santi della bassa Toscana" edito dalla Sarnus. Cordiali saluti

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